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Around Fope

I gioielli FOPE immersi in un’atmosfera virtuale negli scatti di Scanderebech per FOPElab

20.07.2023

FOPElab è un format inedito che esplora la cultura visiva contemporanea. Una conversazione tra il brand e i giovani talenti della fotografia e delle arti visive, chiamati a interpretare i gioielli FOPE attraverso uno sguardo personale. Il nuovo FOPElab ospita Sara Scanderebech, artista e fotografa, che presenta i gioielli FOPE immersi in una realtà virtuale carica di emotività. I dittici fotografici di Sara Scanderebech parlano di un immaginario innestato da elementi che giocano a capovolgere e trasformare lo stato del soggetto da reale a virtuale. L’idea centrale che emerge da questo incontro è la creazione di una dimensione onirica senza tempo né spazio, un mondo inedito che ospita oggetti sofisticati e tecnologici.

Avere uno spazio di sperimentazione all’interno del sistema moda è molto interessante, poiché il mio è un linguaggio molto spontaneo e poco canonico.

SC: Nasco come pittrice, quindi non mi sono mai considerata una fotografa di moda. Questo non toglie che, quando incontro progetti che collimano con la mia storia, come nel caso di FOPE, mi soddisfi prenderne parte, anche perché lo still life si avvicina al mio mondo e non necessita di formalismi. Credo che il segreto di questa spontaneità in fotografia, la stessa con il quale ho cercato di osservare i gioielli FOPE, nasca dallo sguardo libero dei social, un linguaggio inclusivo che viene dal basso e che influenza costantemente la cultura visuale contemporanea. La città è per me grandissima fonte di ispirazione. Mi sono trasferita a Milano per vivere quotidianamente input culturali tra arte, cinema e musica. Poter scegliere ogni giorno quale mostra vedere o dove andare ad ascoltare musica è essenziale, sono tutti elementi che traghetto all’interno della mia pratica. Nella vita quotidiana alterno periodi di lavoro nella mia casa-studio e giorni in cui mi scarico e vivo appieno la città. Mi rendo conto però di essere molto attratta dalla natura, forse perché vedo i contesti più provinciali come occasioni di raccoglimento. Il mio è un processo a fiore, chiudersi per creare e aprirsi quando si ha bisogno di fare entrare, e per questo stare al centro è necessario tanto quanto uscirne.

SC: Nella mia fotografia, l’obiettivo è di scardinare la visione del reale, il mio desiderio è sempre quello di creare visioni e intrusioni altre. L’idea del progetto per FOPE è nata da una foto di un gioiello appoggiato su uno schermo. Da lì ho iniziato a ragionare sulla possibilità di utilizzare alcune mie foto d’archivio, sia per avere un immaginario astratto coerente, sia per non prendere in causa altri oggetti che dialogassero con i gioielli. Ho riflettuto a lungo su come trasmettere la dualità tra tecnologia e artigianalità intrinseca nei gioielli FOPE, volevo che emergesse il dialogo tra i gioielli e lo spazio che ho ideato. Dettagli di piante, animali, oggetti e corpi si trasformano così in nuovi simboli in relazione ai gioielli FOPE. Per me è importante creare tensione emotiva a metà tra l’attrazione verso il soggetto ritratto e il suo rifiuto.

È questa contemporaneità dell’aspetto Everyday Luxury e di comfort che ho apprezzato nei gioielli FOPE.

SC: I love the possibility of using new tools to create, just as I love the social and digital media; so much so that I use them as sources for my aesthetic and formal research. Most of the things I like to do in photography could never have been done twenty years ago: I cannot imagine myself without macro, without auto focus and without a screen. Dealing with FOPE jewellery made me realise how this also applies to jewellery: for example, the Solo bracelet with yellow, rose and white gold rondels amazed me precisely because of the Flex’it technology of the elastic links.

Vedo la tecnologia come un potente accesso al mondo e come strumento essenziale per il mio fare creativo.

SC: Se potessi inventare una nuova tecnologia applicata alla fotografia sarebbe un micro-cannocchiale capace di avvicinarsi ad un animale o a un altro soggetto senza disturbarlo. Nel mio lavoro è fondamentale l’idea di avvicinamento e di intrusione, quindi la relazione con il soggetto. Non mi piace rubare le fotografie, piuttosto voglio sempre relazionarmi e toccare da vicino ciò che scatto, soprattutto in natura.

BIO

Sara Scanderebech (1985) è una fotografa e artista visiva di Milano. Ha studiato Arti Visive all’Accademia di Belle Arti di Brera prima di iniziare la sua carriera di fotografa presso la Galleria Carla Sozzani (2008-2016). Il suo lavoro si muove tra arte, moda e design e prevede una stretta collaborazione con diversi artisti, marchi e riviste. Per Scanderebech la fotografia è un mezzo per indagare la realtà e creare nuovi immaginari. Dal 2017 è responsabile della comunicazione di Paradise: un concept store di Marsèll con sede a Milano. I suoi progetti fotografici sono stati esposti in mostre personali e collettive presso CDD, Milano (2022); Spazio Martin, Milano (2022); Arvest! Photo Fest, La Morra, Cuneo (2021); SomoS Art House, Berlino (2022); PhotoVogue Festival, Milano (2022); Biennale Architettura (2023) e CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino (2023).